[ 3a figura inesistente ]
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Dunque: ...Grumi di terra dei solchi o dei viottoli non sono appiccicati (su queste scarpe), denunciandone almeno l’impiego. MA TUTTAVIA… (queste scarpe sono) un paio di scarpe da contadino e null’altro…[2] Devo proprio credere che un pregiudizio abbia prevalso sull’osservazione diretta del quadro da parte dello scrupoloso filosofo? o qualcosa di indefinito è accaduto negli intervalli morti del dicibile? Dovremmo dunque tornare sui nostri passi per trovare quale sarebbe, in punta di verità, il dipinto più rispondente alla descrizione che Heidegger ne ha fatto nella sua Origine dell'opera d'arte. Tra le 121 opere di van Gogh esposte nella mostra del 1930 nello Stedelijk Museum di Amsterdam, Heidegger aveva potuto vedere solo tre dipinti in cui erano rappresentate delle calzature: quello con una Natura morta con terraglia, bottiglia e zoccoli, quello con un Paio di vecchie scarpe con lacci, ed infine quello con Tre paia di scarpe.[3] |
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Poiché nella sua descrizione il filosofo parla sempre di un singolo paio di scarpe, intanto possiamo mettere di riserva il quadro con le tre paia.
Una verità che neppure Heidegger vuol farci credere assoluta e distaccata dal mondo abituale; difatti precisa che:
La singola opera che mostra le scarpe, sembra aver fatto il possibile affinché si storicizzi proprio il suo non-nascondersi come merce singolare in mezzo alla totalità delle merci in cui si trova gettata.
Ma, la filosofia della verità deve essere anche una filosofia della sincerità? Questo io proprio lo ignoro. |
[1] - Heidegger, Origine Ni68, p. 19: “Nel quadro di Van Gogh non potremmo mai stabilire dove si trovino quelle scarpe. Intorno a quel paio di scarpe da contadino non c’è nulla di cui potrebbero far parte, c’è solo uno spazio indeterminato. Grumi di terra dei solchi o dei viottoli non vi sono appiccicati, denunciandone almeno l’impiego. Un paio di scarpe da contadino e null’altro. Ma tuttavia…. Questo mezzo appartiene alla terra e il mondo della contadina lo custodisce. Da questo appartenere custodito, il mezzo si immedesima nel suo riposare in sé stesso… ”
[2] - Certo, lo spostamento precluderebbe ad Heidegger anche lo slancio necessario per la sua successiva digressione lirica. Dopo un null’altro non ci si aspetta null’altro che un procedere sul filo argomentativo; mentre un “tuttavia”, messo qui in sospensione, è un lasciapassare per poter cambiar passo. [3] - Vedi figure in alto. [4] - “Il cuoio è impregnato dell’umidore e del turgore del terreno. Sotto le suole trascorre la solitudine del sentiero campestre nella sera che cala”. - Heidegger, Origine Ni68, cit., p.19. [5] - E come tali, cioè: messi in posa come “motivo pittorico” questi zoccoli da contadino non apparterrebbero neppure più al Mondo contadino e alla Terra, piuttosto al tipico mondo delle aule delle Accademie d’Arte. [6] - In Heidegger stesso si affaccia questo sospetto. Origine Ni68, p. 19: “Ma forse tutto ciò non lo vediamo che noi nel quadro… Sarebbe un errore esiziale quello di credere che la nostra descrizione, con procedimento soggettivo, abbia immaginato tutto ciò, attribuendolo poi a un oggetto.” [7] - Heidegger, Origine Ni68, p.21: Dieses hat gesprochen. [8] - Derrida, Restituzioni, cit. pag. 305: Come spiegare che tutto questo discorso sulle scarpe, su questo esempio di mezzo, venga messo in conto al quadro in sé stesso? Non più soltanto come discorso sul quadro, ma come discorso del quadro, tenuto dal quadro e cioè dal paio di scarpe?”… Indubbiamente per tutti e due (Heidegger e Schapiro – Nda), la cosa parla… Queste scarpe (una volta dipinte) parlano, questa cosa prodotta e separata dal suo soggetto, si mette a parlar(ne); è proprio quello che dice Heidegger un po’ dopo. [9] - Marx, Capitale, cit. p. 86. [10] - Marx, Il Capitale, libro Primo, Prima sezione, Editori riuniti, Roma 1970, pag. 97 [11] - Sia pure per miserabili; e perciò stesso tanto più merce in quanto rivenduta, dopo un primo consumo, ai produttori (salariati, venditori della merce forza lavoro); è dunque merce alla merce: mera merce all'ultimo stadio, merce al quadrato per la miseria esponenziale… [12] - Heidegger, Origine Ni68, p.21- leggermente modificato: “E’ l’opera che ci ha fatto conoscere che cosa sono le scarpe in verità”. [13] - Semplificazione da Origine Ni68, p. 40-41. [14] - Derrida, Restituzioni, cit, p. 251: “Le scarpe ci guardano, a bocca aperta, vale a dire mute, lasciano discorrere, interdette di fronte a coloro che le fanno parlare… Sembrano quasi dotate di sensibilità, fino al riso imperturbabilmente trattenuto, per la comicità stessa della scena. Di fronte ad un atteggiamento tanto sicuro di sé, la cosa che non si lascia scomporre, si tratti o no di un paio di scarpe, si mette a ridere”. |
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ARTICOLI DA VIAGGIO mezzi di trasloco e altre restituzioni |
parte quarta H.D.S. MAROQUINERIES
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